User Generated Content: cos’è e quali sono i vantaggi

Che cosa si intende per UGC?

Per UGC si fa riferimento a video, testi o immagini che vengono postati e condivisi dagli utenti sui social media, blog, siti web o altri canali di marketing. Il contenuto generato dagli utenti è uno dei metodi più efficaci per creare una strategia di conversione di successo e aumentare la Brand Reputation, si dice infatti che i clienti siano le risorse migliori di un’azienda.

 

Vantaggi degli User Generated Content

I vantaggi derivanti dall’UGC sono molteplici. Utilizzare i contenuti creati dagli utenti ti consentirà di:

  • Aumentare la tua credibilità: i consumatori hanno più probabilità di vedere i contenuti generati dagli utenti come autentici rispetto ai contenuti creati dai brand poiché la maggior parte delle persone afferma che meno della metà dei brand crea contenuti autentici. Inoltre, é stato dimostrato che l’88% dei consumatori si fida delle recensioni elaborate da coloro che hanno effettuato un acquisto prima di loro.
  • Costruire la fedeltà attorno al tuo prodotto o servizio: creare delle relazioni a lungo termine con i tuoi clienti ti consentirà di ottenere più vendite nel corso del tempo e promuovere un senso di lealtà e fiducia nelle persone che potrebbero avere meno familiarità con il tuo brand.
  • Aumentare le visite alle pagine per via organica: aggiungere le recensioni dei clienti all’interno del tuo sito web ti consentirà di ottenere maggiori visite organiche e fornire opinioni autentiche, sincere.
  • Implementare la SEO strategy con gli UGC: sapere quali long tail keyword usano i tuoi clienti ti consente di capire le frasi che ricercano gli utenti e di implementare la tua strategia in maniera molto più semplice.

Come gli UGC possono migliorare i KPI di marketing per i siti web di e-commerce

Anche gli e-commerce possono beneficiare degli user generated content ed ottenere ottimi risultati, tra questi:

  • Migliore posizionamento delle pagine sul motore di ricerca
  • Aumento del traffico organico
  • Maggiore tasso di conversione, fino al 75% sulle pagine dei prodotti
  • Aumento delle percentuali di clic di Google Ads fino al 20%
  • Riduzione dei costi di acquisizione dei clienti.

Come integrare gli UGC nella propria strategia di marketing

Assicurati di avere il tempo di guardare i contenuti creati dai tuoi utenti e di analizzarli, potrebbero aiutarti a migliorare la tua strategia di marketing. Ad esempio, potresti scoprire che i tuoi clienti utilizzano i tuoi prodotti o servizi in modi che non avevi considerato, oppure potresti notare che a loro piace usare i tuoi prodotti in combinazione con un altro prodotto. Questo potrebbe creare un’opportunità per te di collaborare con un altro marchio. D’altro canto, pensa alle immagini che ti aspettavi di vedere ma che gli utenti non hanno creato. Usa queste informazioni, o la mancanza di informazioni, per capire come le persone pensano ai tuoi prodotti e al tuo brand. Dai anche un’occhiata agli hashtag che le persone utilizzano. Infine, presta attenzione alla lingua che le persone usano nei loro post. Che tipo di parole usano quando parlano dei tuoi prodotti o servizi? Potresti scoprire nuovi modi di pensare o parlare della tua offerta che si allineano meglio con il modo in cui i consumatori già percepiscono il tuo prodotto o servizio. Gli UGC possono essere integrati nel tuo piano di marketing, quindi coinvolgi gli utenti e prevedi una landing page in cui farli atterrare e raccoglierne gli UGC.

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SEO e CRO, perché sono fondamentali per la strategia di lead generation

Come raggiungere gli obiettivi di lead generation dall’unione di SEO e CRO

La maggior parte dei professionisti del marketing ha un obiettivo in comune: ottenere più contatti. I lead, infatti, sono ciò che guida il business e costituiscono un fattore primario da tenere in considerazione nell’elaborazione della propria strategia. Tra tutte le strategie di lead generation esistenti, ce n’è una particolarmente efficace che è data dall’unione dell’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) e l’ottimizzazione del tasso di conversione (CRO).

 

Ormai la maggior parte delle aziende comprende l’importanza di essere presente nei risultati di ricerca organici per aumentare la brand awareness e indirizzare il traffico al proprio sito web. Tuttavia, il traffico senza conversioni è solo una metrica di vanità. Quando qualcuno fa clic su un risultato organico e arriva sul tuo sito web, dovresti domandarti che tipo di esperienza di navigazione sta vivendo. Il tuo sito è semplice da navigare? Le tue pagine web sono ottimizzate per guidare l’utente verso un’azione? In altre parole, l’ottimizzazione del tasso di conversione è il processo di ottimizzazione di una pagina web per guidare un utente verso un’azione desiderata. In genere, questa azione si presenta sotto forma di una conversione. Può trattarsi di una richiesta di demo, iscrizione a newsletter via e-mail, registrazione a webinar. L’idea è di invogliare l’utente a spostarsi più in basso nel funnel.

Contenuto e SEO vanno di pari passo

Quando un acquirente naviga su un motore di ricerca, desidera trovare contenuti che forniscano una risposta alla sua domanda. Per questa ragione, è importante creare contenuti che rispondano alla query di ricerca specifica dell’utente. Sebbene questo approccio alla creazione di contenuti sia efficace nel generare traffico organico, il CRO non si applica solo alle pagine di destinazione. Ci sono elementi di CRO che si applicano anche ai tuoi contenuti di lunga data. Quando pianifichi i tuoi contenuti e fai ricerche per individuare le parole chiave, assegna un obiettivo a ogni contenuto che pubblichi. Chiediti: “quale azione voglio che il lettore intraprenda quando arriva su questa pagina?” imposta questo obiettivo nel tuo calendario e incorporalo come CTA in ogni pagina che pubblichi. Come sempre, sii consapevole del lettore e della sua posizione nel funnel. Guida il lettore verso un’azione, ad esempio potresti invitarlo ad iscriversi alla tua newsletter.

L’esperienza utente (UX) al centro della SEO e del CRO

Se il tuo sito web è lento e difficile da navigare, influenzerà negativamente sia il traffico che le conversioni. L’obiettivo è perfezionare continuamente il tuo sito Web per garantire che chiunque vi acceda abbia un’esperienza di navigazione qualitativamente alta e aumentare così la probabilità di conversione. Una pratica fondamentale e molto diffusa tra i marketer specializzati in CRO è testare più varianti di una pagina web per determinare quale converte più velocemente. Puoi testare diversi tipi di moduli per i lead, pulsanti CTA e persino layout di pagina. Alcuni SEO specialist potrebbero essere riluttanti a eseguire test perché temono che influirà negativamente sulle classifiche organiche. La verità è che Google non solo incoraggia i test, ma ha anche un proprio strumento che aiuta i professionisti del marketing a eseguire split test. Finché rispetti le linee guida per i webmaster di Google, non dovresti vedere alcun impatto negativo di rilievo sul traffico organico dovuto ai test.

CRO e SEO in una relazione simbiotica nella generazione di traffico

SEO e CRO possono aiutarti a identificare e correggere eventuali lacune nella tua canalizzazione. Supponiamo che tu abbia una pagina di prodotto che si colloca al primo posto per la sua parola chiave principale e genera molto traffico, ma quando analizzi i dati di conversione noti che solo una piccola percentuale di utenti che arrivano su quella pagina effettivamente converte. Questo è un segnale che qualcosa non va con la pagina. Potrebbe essere il messaggio, l’offerta o il modulo per i lead. Solo perché funziona per Google non significa che funzioni per il tuo pubblico. E la loro opinione è l’unica che conta. Supponiamo che tu abbia una pagina di prodotto che sta convertendo a un tasso elevato, ma noti che è una delle pagine con il traffico più basso del tuo sito. Probabilmente ci sono centinaia di potenziali conversioni che ti stai perdendo. Questo dovrebbe metterti in allerta e suggerirti di rivisitare il contenuto di quella pagina e identificare le opportunità per ottimizzarlo.

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Google rimanda la rimozione dei cookie al 2023

Google ha comunicato che la rimozione graduale dei cookie di terze parti nel suo browser Chrome verrà rinviato da gennaio 2022 alla fine del 2023

Lo scorso mese di marzo, Google aveva annunciato che non avrebbe più venduto inserzioni pubblicitarie ai propri clienti dopo aver tracciato il comportamento degli utenti sui siti, e che avrebbe quindi bloccato i “cookie di terze parti” dal 2022. Il 24 giugno invece ha annunciato che verrà spostato di un anno il termine ultimo per eliminare, o meglio, rielaborare questa tecnica utilizzata da anni nel settore pubblicitario per monitorare e tracciare le abitudini di navigazione sul web degli utenti e mandare quindi loro annunci mirati. Questa decisione, quindi, dà la possibilità ad aziende e inserzionisti di adattarsi e prepararsi al nuovo scenario cookieless con anticipo. Tuttavia, è necessario che le aziende definiscano una strategia di raccolta ed analisi dei dati di prima parte al fine di migliorare la misurazione e le performance delle attività di business.

 

Quali conseguenze si avranno sullo sviluppo del mercato?

Non sarà un’unica soluzione a sostituire i cookie di terze parti ma si stanno sviluppando nuove soluzioni per consentire agli inserzionisti di fare advertising rispettando la privacy dell’utente: dal delivery, alla misurazione, al targeting. Il tema della privacy, della qualità e della ownership dei dati è comunque legittimo e centrale e l’azione di Google ha sicuramente evidenziato l’importanza dei data asset di prima parte dei brand. È importante riuscire a garantire che i dati vengano raccolti con il consenso delle audience e che in seguito ci sia maggiore controllo su dove e quando vengono condivisi con gli acquirenti.

FLoC: la nuova tecnologia che verrà implementata in Google Chrome

La tecnologia Google che andrà a sostituire i cookie è FLoC, Federated Learning of Cohorts, un nuovo sistema di tracciamento che mira a suddividere gli utenti in gruppi, i cosiddetti Cohorts, che condividono interessi, gusti e comportamenti simili. A differenza di ciò che accade con i cookie, le informazioni raccolte con FLoC non verranno mai messe in condivisione e questo impedirebbe l’identificazione dei singoli utenti. Inoltre, le informazioni verranno elaborate sul dispositivo anziché essere trasmesse sul web. Chrome potrebbe quindi eliminare gradualmente i cookie di terze parti nell’arco di un periodo di tre mesi, cominciando verso metà del 2023 fino alla fine dell’anno con l’obiettivo di non compromettere i modelli di business dei publisher che offrono contenuti fruibili grazie alla pubblicità. È chiaro che si tratta di una trasformazione profonda, da cogliere ripensando al modo in cui si crea valore per l’utente con i propri servizi e contenuti, cercando di stabilire una relazione di conoscenza e fiducia molto più trasparente e paritaria.

 

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Customer Retention: come misurarla?

Cos’è la Customer Retention?

La Customer Retention fa riferimento alla capacità di un’azienda di fidelizzare i propri clienti e trattenerli nel lungo periodo. La maggior parte delle aziende si concentra solamente sull’acquisizione di nuovi clienti, dimenticando quanto sia importante invece consolidare la relazione con la clientela già acquisita. Infatti, molte aziende sostengono che basti un solo acquisto affinché il cliente si fidelizzi. In realtà, la fiducia e la fedeltà verso un brand si costruiscono nel tempo attraverso delle interazioni ripetute e per ottenere una buona customer retention è fondamentale che tutti i processi che coinvolgono i clienti, dall’organizzazione delle risorse umane alle strategie di business dei processi, dalle tecnologie utilizzate alle campagne di marketing e customer care attuate dal business siano ben organizzati e connessi tra loro.

Come si calcola?

I parametri più importanti da tenere in considerazione per calcolare la customer retention sono quattro:

  1. Tasso di fidelizzazione del cliente
  2. Frequenza di acquisto
  3. Valore medio d’ordine
  4. Valore del cliente (Customer Value)

Una volta individuato un intervallo di tempo (una settimana, un mese, un anno…) è sufficiente applicare la seguente formula: Tasso di Fidelizzazione nell’unità di tempo = [Numero di clienti che hanno comprato più di una volta nell’unità di tempo/Numero totale di clienti nell’unità di tempo] 100. Misurando la customer retention è possibile ottenere un’indicazione sulla performance di un’impresa in termini di capacità di trattenere i propri clienti e soddisfare le loro esigenze. Questa metrica però è influenzata dal numero di nuovi clienti ottenuti e dalla quantità di clienti già acquisiti che decidono di rivolgersi ai competitor. Il calcolo del customer retention rate è utile se viene monitorato con una certa frequenza poiché fornisce una panoramica sulla percentuale dei consumatori che continuano ad usufruire di un certo prodotto o servizio per un determinato periodo di tempo, senza considerare il numero di consumatori acquisiti in quel periodo.

Come aumentarla?

Uno dei modi più efficaci per aumentare la customer retention è richiedere dei feedback ai tuoi clienti. I feedback, infatti, ti consentono di valutare effettivamente il grado di soddisfazione dei tuoi clienti e grazie ad un’attività di presidio multi-canale potrai raccogliere suggerimenti su come migliorare il tuo servizio o prodotto. Un altro modo vincente è lavorare sulla customer experience. Il 68% dei clienti decide di rivolgersi ad un competitor quando pensa di aver ricevuto un trattamento al di sotto delle sue aspettative. Per questa ragione, è di fondamentale importanza garantire supporto e una buona assistenza ai clienti, prima e dopo ogni acquisto. Le aziende che hanno più successo infatti, sono quelle che concentrano i propri sforzi non soltanto sull’acquisizione di nuovi clienti ma anche e soprattutto sul mantenimento di quelli attuali stabilendo relazioni di fiducia. Infatti, una strategia di marketing orientata alla customer retention può aumentare i profitti e il valore dell’azienda nel lungo periodo. Inoltre, riuscire a mantenere i clienti all’interno dell’azienda ti consentirà di affrontare l’inesorabile aumento dei costi pubblicitari perché saprai che i soldi investiti nell’acquisire un nuovo cliente ti ripagheranno negli anni successivi.

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Contenuti duplicati: cosa sono e come evitarli

Che cos’è un contenuto duplicato? E come si può evitare?

L’espressione “contenuto duplicato” fa riferimento a contenuti quasi identici presenti su più pagine web o su due o più siti separati. Tuttavia, esistono molti metodi per prevenire o ridurre al minimo l’impatto del contenuto duplicato. 

Di seguito ti suggeriremo i migliori modi per evitarli. 

L’impatto dei contenuti duplicati

Le pagine create con contenuti duplicati possono causare diverse ramificazioni nei risultati di ricerca di Google e, talvolta, anche sanzioni.

I problemi di contenuto duplicato più comuni includono:

  • L’errata versione delle pagine mostrate nelle SERP
  • Problemi di indicizzazione
  • Fluttuazioni o diminuzioni nelle metriche principali del sito (traffico, posizioni in classifica)
  • Altre azioni impreviste da parte dei motori di ricerca a seguito di segnali di prioritizzazione confusi

Il punto di partenza per qualsiasi webmaster o SEO specialist dovrebbe essere la creazione di contenuti unici che portino un valore unico agli utenti. Tuttavia, fattori come la creazione di modelli di contenuto, la funzionalità di ricerca, i tag UTM, la condivisione di informazioni o la distribuzione di contenuti potrebbero essere soggetti al rischio di duplicazione.

Di seguito alcuni dei metodi più efficaci per impedire la duplicazione dei contenuti:

Tassonomia

Come punto di partenza, è consigliabile dare uno sguardo generale alla tassonomia del tuo sito. Organizzare i tuoi contenuti in un cluster di argomenti può aiutarti a sviluppare una strategia ponderata che limita la duplicazione.

Tag canonici

L’elemento rel = canonical è uno snippet di codice HTML che permette di specificare qual è la versione principale di un URL ai motori di ricerca, qualora vi fossero versioni duplicate. Questi tag indicano a Google quale versione di una pagina è la “versione principale” così da non indicizzare le eventuali varianti che potrebbe trovare durante la scansione del sito. 

Meta tagging

Altri elementi utili da prendere in considerazione quando si analizza un sito sono i meta tag robot e i segnali che stai attualmente inviando ai motori di ricerca dalle tue pagine. I meta tag robot sono utili se desideri escludere una o più pagine dall’indicizzazione di Google e preferisci che non vengano visualizzate nei risultati di ricerca. Aggiungendo il meta tag robot “no index” al codice HTML della pagina indicherai effettivamente a Google che non vuoi che venga mostrato nelle SERP, Google comprenderà questa direttiva ed escluderà le pagine duplicate dalle SERP.

Gestione dei parametri

I parametri URL indicano come eseguire la scansione dei siti in modo efficace ed efficiente per i motori di ricerca. I parametri spesso causano la duplicazione del contenuto poiché il loro utilizzo crea copie di una pagina. Ad esempio, se esistessero più pagine relative allo stesso prodotto, Google li considererebbe come contenuti duplicati. Tuttavia, la gestione dei parametri facilita una scansione più efficace ed efficiente dei siti. In particolare, per i siti più grandi e con funzionalità di ricerca integrata, è importante utilizzare la gestione dei parametri tramite Google Search Console e Bing Webmaster Tools. Indicare le pagine parametrizzate nel rispettivo strumento e segnalarlo a Google può essere utile per indicare al motore di ricerca che queste pagine non devono essere sottoposte a scansione e suggerire quali eventuali azioni aggiuntive intraprendere. 

URL duplicati                                         

Diversi elementi URL strutturali possono causare problemi di duplicazione su un sito web. Molti di questi sono causati dal modo in cui i motori di ricerca percepiscono gli URL. Se non ci sono altre direttive o istruzioni, un URL diverso indicherà sempre una pagina diversa. Questa mancanza di chiarezza o segnalazione errata involontaria può causare fluttuazioni o riduzioni nelle metriche principali del sito (traffico, posizioni in classifica o criteri E-A-T) se non affrontate. Come abbiamo già spiegato, i parametri URL causati dalla funzionalità di ricerca, dai codici di monitoraggio e da altri elementi di terze parti possono causare la creazione di più versioni di una pagina. I modi più comuni in cui possono verificarsi versioni duplicate degli URL includono: versioni HTTP e HTTPS delle pagine, www e non www. e le pagine con barre finali e quelle senza.

Reindirizzamenti

Le pagine duplicate possono essere reindirizzate alla versione principale della pagina. Laddove sul tuo sito siano presenti pagine con volumi elevati di traffico o collegamenti duplicati da un’altra pagina, i reindirizzamenti possono essere un’opzione utile per risolvere il problema. Tuttavia se si decide di optare per i reindirizzamenti per rimuovere i contenuti duplicati, è importante tenere a mente due cose: reindirizzare sempre alla pagina con il rendimento migliore per limitare l’impatto sul rendimento del sito e, se possibile, utilizzare il reindirizzamento 301

In sintesi, per evitare contenuti duplicati, concentrati sulla creazione di contenuti di qualità unica per il tuo sito e invia i giusti segnali a Google per contrassegnare il contenuto come fonte originale.

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Bounce rate: come ridurlo?

Come calcolare e ridurre la frequenza di rimbalzo

Quando un utente naviga su Google o su un altro sito Web oppure visita una pagina del tuo sito e decide di abbandonarla dopo pochi secondi, la frequenza di rimbalzo aumenta. Il bounce rate risulta elevato se la tua pagina presenta troppi annunci pubblicitari, se ha molto testo e poche immagini o non presenta una chiara call to action. Sebbene non sia un segnale di ranking per Google, abbassare la frequenza di rimbalzo può avere molti effetti positivi per il tuo business. Il primo obiettivo da tenere sempre presente è soddisfare la query degli utenti. Se la tua landing page non soddisfa la query, molto probabilmente l’utente abbandonerà la tua pagina poiché non viene soddisfatto il suo intento di ricerca. Allo stesso modo, se la pagina contiene tutte le informazioni che l’utente stava cercando ma non gli viene dato un altro motivo per continuare a navigare il sito, potrebbe comunque decidere di abbandonarlo. Di conseguenza, verrà registrato un alto bounce rate poiché l’utente non naviga altre pagine del sito.

Di seguito riportiamo 7 consigli per ridurre il bounce rate e migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti sul tuo sito web.

1. Aumenta la velocità della tua pagina

Migliorare la velocità della tua pagina è sicuramente un’ottima strategia per garantire una frequenza di rimbalzo ridotta. Se rendi il tuo sito più veloce infatti, ti renderai conto di come la frequenza di rimbalzo diminuirà poiché gli utenti potranno accedere ai tuoi contenuti velocemente, senza attendere troppo tempo prima che venga caricato. Inoltre, la velocità è un fattore di ranking di Google.

2. Migliora la soddisfazione dei tuoi utenti

Un altro modo per ridurre il bounce rate è aumentare la soddisfazione del tuo pubblico. Ad esempio, poniamo che qualcuno cerchi “viaggio all’estero” e noi volessimo classificarci per “viaggio all’estero”, ma non sappiamo veramente quale sia l’intento della persona che ha effettuato la ricerca. Vuole andare all’estero per studiare? Vuole fare una vacanza all’estero? Sta cercando immagini di viaggi all’estero? Sta cercando dei consigli sulle mete migliori per fare un viaggio all’estero? Potrebbe essere una qualsiasi di queste cose. Più in generale possiamo soddisfare quell’intento sulla pagina o collegarci ad altre risorse. La chiave è partire da un’analisi competitiva approfondita, osservare tutti i risultati del ranking e cercare di capire cosa funziona per soddisfare le richieste di quegli utenti. 

3. Inserisci dei link al contenuto correlato

È possibile che tu non riesca a coinvolgere i tuoi utenti in una determinata pagina, ma potresti riuscirci inserendo dei link correlati ad altri articoli presenti nel tuo sito. Se faranno clic ed esploreranno l’altra pagina, avrai abbassato la frequenza di rimbalzo. Quindi individua gli articoli che potrebbero essere correlati sul tuo sito e rendi il collegamento ben visibile.

4. Scrivi call-to-action efficaci

Il miglior modo per migliorare i tuoi CTA è includere la parola chiave del ranking nel CTA stesso. Per individuare per cosa si stanno effettivamente classificando le tue pagine e capire quali sono le migliori parole chiave da inserire nel CTA, potresti utilizzare alcuni tool come Google Search Console. Ad esempio, se la tua pagina riguarda i rapporti di credito o il punteggio di un rapporto di credito, potresti avere una CTA che dice “Aggiungi al carrello” oppure “Ottieni il mio rapporto di credito”. La seconda opzione risulta molto più accattivante di dire “Aggiungi al carrello” perché l’utente ha digitato “rapporto di credito” su Google. Quindi, includere le tue parole chiave nelle call to action è un modo semplice per migliorare l’engagement e ridurre la frequenza di rimbalzo. 

5. Utilizza la scrittura a piramide invertita

Per creare contenuti più coinvolgenti, attirare le persone sul tuo sito e offrire contenuti chiari ed efficaci che convertono puoi adottare lo stile di scrittura a piramide rovesciata. Questo stile, preso in prestito dal giornalismo, prevede l’inserimento di informazioni rilevanti nei paragrafi iniziali e nell’intestazione per poi procedere con una descrizione più dettagliata e minuziosa del contenuto nei paragrafi successivi. In questo modo incuriosirai i tuoi utenti, li spingerai a leggere il tuo contenuto e ad interagire con esso. 

6. Semplifica la ricerca nel sito

Rendi la ricerca sul sito semplice. Se puoi fornire una soluzione di ricerca più semplice di Google, ciò offre all’utente un motivo per restare sul tuo sito e non tornare di nuovo su Google, che conta come un rimbalzo. Il perfetto equilibrio è rappresentato dall’alternarsi di video, testi e immagini, generalmente le pagine composte in questo modo funzionano meglio e convertono di più. 

7. Evita i clic di rabbia e i clic morti

I “clic di rabbia” si verificano quando le persone cliccano su qualcosa che pensano dovrebbe essere un pulsante o un collegamento e non funziona. Lo stesso avviene con i “clic morti”. Gli utenti cliccano su un determinato elemento, un’immagine o un testo di colore speciale che pensano dovrebbe essere un collegamento o un invito all’azione e non funziona. In genere, puoi intercettare questi elementi con il software di tracciamento del calore. Qualsiasi tipo di software di tracciamento del calore o di mappatura del calore può generalmente mostrarti quali sono i “clic di rabbia” e “clic morti”. Se riesci a risolvere questi problemi, la frequenza di rimbalzo si ridurrà poiché le persone potranno fare clic su elementi effettivamente cliccabili.

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SMS marketing, perché utilizzarlo

Che cos’è l’SMS marketing e perché è importante per la tua strategia di marketing?

L’SMS marketing è una tipologia di marketing diretto che utilizza gli SMS per inviare brevi messaggi di tipo testuale da un dispositivo mobile a un altro per veicolare messaggi commerciali, promozionali o informativi. Si rivela un servizio molto utile e applicabile a qualsiasi tipologia di business: aziende, pmi, attività ed enti no-profit.

I vantaggi dell’SMS Marketing

I vantaggi che possono derivare dall’utilizzo dell’sms marketing sono numerosi poiché si tratta di un canale diretto che può essere integrato con gli altri canali e con i dati che provengono da essi, consentendoti così di raccogliere più informazioni sui tuoi clienti e aumentare il coinvolgimento degli stessi. Inoltre, con gli SMS è possibile tenere traccia dei dati di risposta, monitorare e tracciare i dati e l’andamento delle tue campagne in modo semplice e veloce.

11 consigli per creare un’efficace strategia di SMS marketing

Come per ogni azione di marketing, per mettere in atto una strategia efficace, è necessario partire da un obiettivo. Con l’SMS marketing, si possono raggiungere 3 macro-obiettivi: vendere, quindi stimolare i clienti all’acquisto, fidelizzare e quindi instaurare un rapporto diretto e personalizzato con i clienti e acquisire nuovi clienti.

Di seguito, 11 consigli per poter raggiungere i tuoi obiettivi di marketing, essere incisivo e indurre il cliente a compiere l’azione che desideri:

1. Richiedi l’autorizzazione all’invio e fornisci istruzioni per annullare l’iscrizione

Per prima cosa, è importante ottenere il consenso da parte dei destinatari a ricevere i messaggi e fornire istruzioni chiare per poter negare il consenso, così da semplificare anche il processo per annullare l’iscrizione al servizio. Infatti, sebbene gli SMS abbiano un alto tasso di apertura e di conversione, per recapitare messaggi con fini promozionali e commerciali, è indispensabile avere il consenso del destinatario secondo la normativa GDPR. In altre parole, il cliente dovrà rilasciare volontariamente il proprio numero di telefono sottoscrivendo l’informativa sulla Privacy e prestando il proprio consenso per ricevere comunicazioni.

2. Invia testi precisi e pertinenti

Per incrementare l’efficacia dei messaggi, una volta ottenuto il consenso dei consumatori a ricevere sms promozionali, risulta altrettanto importante segmentare il database su base geografica, demografica e comportamentale. Un ulteriore fattore imprescindibile è la scelta delle parole e del corretto tone of voice per attirare l’attenzione del tuo target di riferimento. Infine, non devono mai mancare due elementi: il nome della tua azienda e un pulsante call to action.

3. Invia SMS al momento giusto

Gli SMS vengono aperti con una frequenza pari al 98%. Per questa ragione, è fondamentale che i messaggi abbiano una comunicazione mirata e strutturata con contenuti utili, esclusivi e di valore per il cliente.

4. Non fare spamming

Non inviare troppi messaggi, è consigliabile inviare SMS solo in determinate occasioni, come ad esempio: saldi, offerte speciali e promozioni personalizzate. Ad ogni modo, la frequenza di invio ottimale varia da settore a settore.

5. Gli shortcode non sono l’opzione migliore

Gli shortcode sono numeri a cinque o sei cifre e vengono utilizzati per inviare messaggi di testo di massa ai clienti. I numeri vengono utilizzati per comunicazioni unidirezionali, tra cui autenticazione a due fattori, marketing blast e avvisi. Tuttavia, gli shortcode non offrono quella tipologia di comunicazione bidirezionale preferita dai clienti. Per questo motivo, è molto meglio inviare un messaggio dal tuo numero aziendale esistente.

6. Le immagini possono indurre i tuoi clienti ad agire

Se intendi promuovere un prodotto o un servizio, puoi aggiungere una foto al tuo messaggio di testo. In questo modo, potrai esortare i tuoi clienti all’acquisto e renderai la tua campagna di marketing indimenticabile. Inoltre, le immagini potrebbero esserti particolarmente utili nel caso in cui volessi aggiungere testo extra senza occupare troppo spazio in termini di caratteri.

7. Invia drip campaign via SMS in modo automatico

Le drip campaign sono efficaci nel mantenere alto il coinvolgimento dei clienti. Utilizzando i tuoi elenchi di contatti, puoi inviare drip campaign via SMS in modo automatico per coinvolgere i tuoi utenti, aumentare il tasso di fidelizzazione e sfruttare la Marketing Automation per comunicare su larga scala. Ad esempio, se invii un coupon in una drip campaign, potresti inviare una comunicazione di sconto del 6% non appena un abbonato si iscrive, un coupon del 15% dopo due settimane e un coupon del 25% dopo tre mesi.

8. Utilizza parole chiave per aumentare le iscrizioni

L’iscrizione agli SMS funziona perché ti consente di coinvolgere nuovamente gli utenti anche dopo che hanno abbandonato il sito e, l’utilizzo di parole chiave risulta strategico in questo caso, poiché può farti ottenere maggiori iscrizioni. 

9. Usa le live chat per trasformare i lead in contatti

Dare ai tuoi clienti la possibilità di contattare la tua azienda per ottenere risposte in tempo reale può aumentare le conversioni. Per questo motivo, le live chat possono aiutarti a incrementare le conversioni e a fidelizzare gli utenti, puoi utilizzarle per trasformare i lead in contatti iscritti alle tue campagne SMS.

10. Invia promemoria e conferme

Gli SMS sono il modo più semplice e veloce per rimanere in contatto con fornitori di servizi e aziende e per comunicare appuntamenti, conferme di prenotazione o promemoria di fatturazione. Infatti, questo tipo di comunicazioni rischierebbe di perdersi facilmente se venissero inviate tramite email.

11. Raccogli feedback e dati

Gli SMS sono un ottimo canale per richiedere feedback in modo tempestivo e immediato, ciò ti consente di conoscere meglio il tuo pubblico e comprenderne le esigenze latenti.

In conclusione, uno dei motivi principali per cui molte imprese decidono di implementare l’SMS Marketing risiede nella semplicità, tempestività e immediatezza di questo canale. Non solo hanno un costo contenuto, ma l’invio di messaggi di testo rende semplice per i titolari di piccole imprese implementare una strategia di marketing.

Se vuoi approfondire segreti, strategie e conoscere tutte le best practice essenziali, contattaci! Ti aiuteremo a implementare la tua strategia di SMS marketing e a centrare i tuoi obiettivi!

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Dati strutturati per i siti delle PMI, perché implementarli?

Cosa si intende quando si parla di dati strutturati? E perché è fondamentale implementarli su un sito di una PMI?

Negli ultimi cinque anni molte delle nuove funzionalità della SERP di Google sono state guidate dall’uso dei dati strutturati provenienti da tutto il Web: da Google for Jobs a Google Shopping, passando per le schede di ricette e i rich snippet, queste funzioni includono tutte contenuti di siti che hanno implementato dati strutturati.

Questo la dice lunga su quale sia l’importanza di considerare l’implementazione dei dati strutturati per il sito web della propria PMI. Ma cosa sono i dati strutturati? E perché è necessario dare priorità alla loro implementazione?

Cosa sono i dati strutturati?

Quando si parla di dati strutturati inerenti un sito web si intende quel mezzo che permette di definire il contenuto con un insieme uniforme di nomi e valori, così che bot e macchine possano leggere, indicizzare, comprendere e presentare al meglio tale contenuto.

Gli structured data rappresentano quindi delle meta-informazioni che vengono inserite manualmente nel codice HTML di una pagina web, di modo da fornire dati aggiuntivi sui siti e sulle pagine e permettere ai motori di ricerca di indicizzare e classificare meglio il loro contenuto.

Per comprendere ancora meglio cosa si intende con il termine dati strutturati considerali come delle informazioni (dati) che sono organizzate (strutturati) e che diventano comprensibili agli occhi dei motori di ricerca. Grazie a tali dati Google e gli altri search engine riescono a navigare meglio un sito, comprendendo le relazioni delle pagine e valutandolo meglio, attraverso l’abilitazione della visualizzazione come risultato multimediale nei risultati di ricerca.

Nel 2011 Google, Microsoft, Yahoo e Yandex hanno pensato di creare un gigantesco vocabolario dal nome schema.org. In questo sito si trovano tutti gli schemas, ovvero i tipi di dato, che sono riconosciuti dai motori di ricerca. In schema.org sono indicate anche le forme con cui il messaggio può essere scritto, ovvero micro data, RDFa e JSON-LD, quest’ultima forma è consigliata da Google.

Google ha inoltre messo a disposizione un utilissimo tool, il Test dei risultati multimediali, che testa la tua pagina accessibile pubblicamente per vedere quali risultati multimediali possono essere generati dai dati strutturati della pagina stessa.

Perché le PMI devono implementare i dati strutturati sui siti?

I dati strutturati non sono un fattore di rank diretto. Tuttavia utilizzare e implementare i dati strutturati sul sito web della tua PMI è importante per due ordini di motivi:

  • Per avere la certezza che il messaggio arrivi in modo corretto al destinatario, ovvero ai motori di ricerca.
  • Per accedere agli Rich Snippet, ovvero degli snippet che hanno degli elementi visivi in più, come ad esempio le ricette, il prodotto o la review.

Per le PMI, l’utilizzo e l’implementazione dei dati strutturati può sicuramente rappresentare un vantaggio in termini di visibilità in SERP. Ma non solo:

  • Potresti superare i tuoi concorrenti locali, perché molti devono ancora incorporare i dati strutturati nei loro siti.
  • Lo schema dei dati strutturati è scalabile, quindi ogni volta che creerai una nuova pagina di elenco prodotti, ad esempio, avrà già incorporata l’ottimizzazione.

Adottare un approccio strategico, che abbia come obiettivo quello di implementare i dati strutturati per il sito della tua PMI, ti permette di rimanere competitivo sui motori di ricerca e di incrementare di conseguenza conversioni e vendite.

Scopri ora come creare la giusta strategia per il sito web della tua PMI!

 

Cosa significa produrre contenuti di qualità?

Cosa vuol dire produrre dei contenuti di qualità? Quali sono gli elementi che rendono un articolo di valore e perché dedicarsi a questa attività?

I lettori così come i motori di ricerca sono diventati con il tempo sempre più esigenti per quanto riguarda la qualità dei contenuti. Per una strategia di Content Marketing produrre contenuti di qualità è fondamentale per riuscire a ottenere delle buone performance, sia nell’ottica di stimolare l’interesse degli utenti che di posizionarsi fra i primi risultati sui motori di ricerca. 

Ma che cosa significa produrre dei contenuti di qualità? E perché è importante concentrarsi sulla creazione di contenuti editoriali di valore?

 

Contenuti di qualità, cosa sono?

Mentre per gli esseri umani valutare se un contenuto è di qualità o meno significa esprimere un giudizio puramente soggettivo e basato su canoni personali, per i motori di ricerca questi concetti non valgono. 

Agli occhi del Google di turno, infatti, i contenuti possono definirsi di qualità solo se rispettano precisi canoni. Il primo riguarda la coerenza con il topic dell’articolo e l’utilizzo in questo senso di keyword informazionali che sappiano esaurire l’argomento principale.

Ma oltre alla conoscenza delle regole base della SEO Copywriting, per produrre un contenuto che possa definirsi di qualità, bisogna prendere in considerazione anche altri elementi, come:

  • la capacità di comunicare correttamente il contenuto editoriale;
  • il saper creare delle suggestioni e delle emozioni nel lettore e fornirgli informazioni corrette e approfondite;
  • il garantire una User Experience funzionale e positiva;
  • la creazione di un’architettura del contenuto che sia efficace e pensata per il canale utilizzato.

Il motore di ricerca valuta anche la lunghezza e l’esaustività del contenuto: per Google un contenuto lungo è un contenuto di qualità. Anche se negli ultimi anni, con l’arrivo di una lettura sempre più da smartphone e dispositivi mobili, è l’immediatezza a farla da padrona. In questo senso, a livello di strategia editoriale, può aver senso dare spazio sia a contenuti più di approfondimento che ad articoli brevi, concisi ma puntuali.

L’impatto visivo è un altro elemento di qualità per un contenuto: immagini, infografiche, video sono tutti elementi che arricchiscono il contenuto, rendendolo capace di attirare meglio l’attenzione dell’utente e del motore di ricerca. La qualità è anche dettata dall’autorevolezza, dell’affidabilità, dalla precisione e dalla professionalità tanto del sito che ospita il contenuto quanto dell’autore dello stesso.

La leggibilità è un aspetto da non sottovalutare per capire come produrre un contenuto di qualità: mettere in evidenza le parti di testo che possono rispondere immediatamente a un’esigenza degli utenti e sottolineare le parole chiave che il motore di ricerca deve considerare come più rilevanti è di fondamentale importanza per creare un articolo di valore. In quanto tale il contenuto di qualità è capace di portare un valore aggiunto agli utenti che lo leggono e ai motori di ricerca, che possono valutarlo positivamente, facendogli scalare le posizioni della SERP, se risponde alle esigenze dei lettori e rispetta le regole della SEO Copywriting.

Perché produrre contenuti di qualità?

Produrre contenuti di qualità ha senso ed è importante per differenti ragioni:

  • Questi contenuti possono portare traffico qualificato e in target verso il tuo sito web.
  • L’algoritmo di Google premia quei contenuti che reputa di qualità, mentre penalizza quelli di bassa qualità.
  • Più il contenuto è di qualità e più sarà condiviso sui canali social, elemento questo che viene valutato dai motori di ricerca.
  • Gli utenti mostrano interesse verso contenuti ritenuti utili e capaci di rispondere ai loro intenti di ricerca, favorendo l’ottenimento di backlink di qualità.

Insomma, produrre contenuti di qualità deve essere un’attività centrale e di primaria importanza per qualsiasi tipo di strategia editoriale!

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Le 4 tendenze del MarTech per il futuro

Quali saranno le prossime novità nel settore del MarTech previste per il futuro? Ecco le aspettative e le predizioni di Jep Castelstein.

Quando il Marketing incontra la Technology ecco che dà vita al MarTech, la crasi appunto dei nomi di queste due discipline.

Nella pratica il MarTech si caratterizza per essere un insieme di software che vengono usati per gestire e compiere un’analisi di dati (CRM, Customer Relationship Management e Data Analytics), per produrre e archiviare contenuti multimediali (CMS) e per automatizzare le attività (Marketing Automation). Grazie al MarTech si ha la possibilità di offrire ai clienti una Customer Experience personalizzata e omnicanale, capace di fare la differenza sul mercato.

 

Come sarà il futuro del MarTech? Ecco le previsioni e le aspettative di Jep Castelstein, uno dei principali esperti del mondo del MarTech.

1. Niente più CRM al centro

Molte aziende al giorno d’oggi guardano al CRM come una fonte di verità assoluta. Il CRM viene utilizzato come un sistema di registrazione, al cui interno vengono archiviate e conservate informazioni e dati sul cliente e sui suoi comportamenti d’acquisto. Vari reparti aziendali, come quello delle vendite, si rifanno al CRM per impostare qualsiasi loro attività. In realtà la maggior parte dei dati di utilizzo e di alto valore non risiede all’interno del CRM.

I dati su come i clienti utilizzano i prodotto o i servizi vengono generalmente archiviati in un data warehouse. Proprio qui è infatti più semplice riuscire a combinare dati provenienti da fonti diverse, nonché di conseguenza creare dei segmenti di pubblico dinamici e in real time per implementare più velocemente le campagne.

2. La Marketing Automation del futuro e le piattaforme di posta elettronica non avranno database

In futuro quindi gli stessi dati che oggi sono archiviati su sistemi di data warehouse, MAP e CRM verranno archiviati soltanto sulle data warehouse, di modo da avere una sincronizzazione quotidiana e l’aggiornamento di tali informazioni in tempo reale. Questo perché i principali MAP non solo mancano di sistemi di blocco di dati, ma non hanno nemmeno funzionalità di analisi e gestione di tali informazioni per costruire segmenti complessi.

I sistemi di data warehouse poi, sempre secondo Jep, offrono maggiore sicurezza. La sicurezza è infatti un imperativo per i professionisti del marketing, che devono proteggere il consenso dei clienti sia nei confronti delle aziende che dei malintenzionati. I marketer potrebbero quindi essere più sollevati se i MAP non memorizzassero le informazioni dei clienti, ma utilizzassero i data warehouse come principale database.

3. Parola d’ordine, sincronizzazione dei dati

La sincronizzazione dei dati permette l’esistenza di un flusso fra più sistemi tecnologici. Il reparto marketing si adopera sempre di più per raccogliere dati che provengono da differenti piattaforme, di modo da ottenere una panoramica completa sui clienti e sfruttare le informazioni sia per attività online che offline.

Jep sostiene che vedremo in futuro maggiori investimenti nelle data companies, ma anche nuove iniziative da parte dei leader per portare a bordo figure che sanno gestire e interpretare i dati.

4. Scavare in profondità nei dati

Un quarto trend futuro previsto da Jep Castelstein nel mondo del MarTech riguarda l’utilizzo dei dati. Secondo il parere dell’esperto, infatti, i professionisti del marketing a oggi non stanno effettivamente utilizzando i dati per fare del buon marketing, ma in futuro inizieranno.

I marketer, infatti, utilizzano i dati in superficie, come le visite al sito web, la compilazione di form o i clic sui messaggi di posta elettronica. I dati di più alto valore, in realtà, sono quelli sugli intenti e sull’utilizzo dei prodotti o servizi. Grazie a questi dati, infatti, considerati addirittura migliori di sondaggi per avere informazioni sui clienti, è possibile osservare le azioni dei consumatori, in costa investono il loro tempo e le loro energie.

Insomma, nel prossimo futuro il MarTech subirà nuove ed interessanti evoluzioni, con lo scopo di fornire sempre di più valore e di trovare valore condiviso condiviso sia per il cliente che per il marketing.

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Perché un’analisi SEO è come un’indagine di mercato?

Un’analisi SEO permette di avere una panoramica completa su numerosi elementi fondamentali per far funzionare il business: scopri quali!

Un’analisi SEO o Audit SEO è un fattore rilevante per qualsiasi tipo di business, che influisce tanto sull’attività online quanto su quella offline.

Avere una panoramica su un prodotto o un servizio serve infatti per avere dati a disposizione con cui l’azienda è in grado di prevedere le potenzialità dei mercati e, di conseguenza, poter definire quali sono le opportunità e gli investimenti da portare avanti.

Ma perché l’analisi SEO è così essenziale? Come mettere le basi per aumentare la propria visibilità online? Quali sono le tipologie di Audit SEO che si possono fare?

Analisi SEO, la sua importanza strategica

L’analisi SEO, se ben impostata, è capace di dare all’azienda le evidenze sulle ricerche effettuate online, sui paesi potenzialmente più rilevanti in cui investire e sui competitor di settore. Con un Audit SEO si possono prendere decisioni data driven, nonché pianificare una strategia aziendale sia online che offline di successo.
Grazie a un’analisi SEO l’azienda riesce quindi a:

  • capire come i prospect, ovvero i potenziali clienti, si informano sul web e come cercano il prodotto o servizio offerto;
  • conoscere in quali aree geografiche, siano esse paesi, regioni o città, viene effettuato il maggior numero di ricerche sul prodotto/servizio;
  • avere chiari quali sono i competitors di settore, che strategie online adottano e come si posizionano sul mercato e sui motori di ricerca.

Tutti questi punti portano di conseguenza alla definizione di una strategia di marketing guidata dai dati, alla concentrazione del budget pubblicitario online, ma anche offline, nelle zone geografiche più potenziali e all’identificazione di fattori distintivi e caratteristici del prodotto/servizio offerto che possono fare la differenza rispetto ai competitor.
Con un’analisi SEO le aziende possono mettere in luce inoltre qual è lo stato del loro sito web, di modo da comprenderne i punti di forza e le aree di miglioramento in relazione al posizionamento dei siti dei competitors sui motori di ricerca.
Un’analisi SEO del proprio sito web andrebbe fatta periodicamente, come una sorta di tagliando per verificare che tutto stia funzionando nel modo corretto o se sono presenti invece eventuali criticità su cui intervenire tempestivamente.

Le tipologie di analisi SEO

Come anticipato in precedenza un Audit SEO può riguardare diverse aree di competenza. In particolare:

Analisi SEO del mercato di riferimento: ha lo scopo di individuare quali sono le ricerche sul prodotto o servizio nel paese di riferimento e fornisce anche indicazioni sui principali paesi del mondo per interesse del mercato. In questo modo è possibile individuare le parole chiave più usate e le zone del mondo in cui sono presenti maggiormente i prospect.

Analisi SEO della stagionalità: in una buona strategia di marketing è fondamentale considerare anche la stagionalità. Questo vale per alcuni prodotti o servizi e una simile analisi permette di individuare quali sono i periodi dell’anno in cui è importante rafforzare la presenza online e offline.

Analisi SEO delle keywords: con questa ricerca si possono individuare le query e le parole chiave ottimali con cui ottimizzare i contenuti del proprio sito web, secondo la logica volume di ricerca e difficoltà di posizionamento.

Analisi SEO dei competitors: questa analisi serve per comprendere come si sta muovendo il mercato e quali sono le tendenze. L’analisi può essere svolta sia su competitors già noti sia sui siti che si posizionano meglio per il mercato di riferimento.

Partendo dalla parola chiave per cui i competitors si posizionano meglio è possibile quindi avere una chiave di lettura per capire quali sono i prodotti/servizi su cui puntano maggiormente e per quali ricevono maggiore traffico al sito, e di conseguenza su cosa si basa principalmente il loro fatturato.

Un’analisi SEO è quindi essenziale per riuscire ad avere una panoramica completa sulle ricerche degli utenti in relazione al prodotto/servizio offerto, su quali mercati puntare e su come si stanno muovendo i competitors.

HAI ANCORA DEI DUBBI? CONTATTACI!

 

E-commerce per il retail: ecco 5 trend da non perdere nel 2021

Quali sono le previsioni per il settore del retail nel 2021? Un solo grande imperativo: la digitalizzazione di questo mercato.

Il settore della vendita al dettaglio ha subito grossi cambiamenti e un’accelerazione nello sviluppo delle tecnologie digitali a seguito della pandemia da Covid-19. Sì perché da un giorno con l’altro i consumatori si sono ritrovati a dover modificare il proprio modo di fare acquisti, e di conseguenza anche i rivenditori hanno dovuto ripensare le logiche degli scambi di merci. 

 

 

In base a un sondaggio condotto dall’Euromonitor International a novembre il 72% dei lavoratori nel commercio al dettaglio avrebbe affermato che la crisi avrebbe comportato un’accelerazione di uno o due anni nei loro piani di digitalizzazione, mentre per il 21% questa numerica sale addirittura a tre anni.

Per venire incontro alle rinnovate esigenze del mercato e dei consumatori i rivenditori del retail hanno quindi giustamente intensificato le strategie di e-commerce: sei pronto a scoprire quali sono le tendenze in questo ambito per il 2021 secondo quanto indicato da Forbes?

1. E-commerce, avanti tutta

Proprio la digitalizzazione è uno dei passaggi cruciali e fondamentali a cui il mondo del retail si dovrà adeguare sempre più velocemente. Sempre stando a quanto riportato dall’Euromonitor International, infatti, è stato stimato che il 17% dei beni nel 2021 verrà acquistato online: quasi il doppio rispetto al 2016.

Nel 2020, a livello globale, l’acquisto di merci acquistate su e-commerce è aumentato del 24%, mentre le vendite in negozio sono calate del 7%. La pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che accelerare questo passaggio al digitale, rendendo sempre più dei clienti affezionati coloro che, una volta ritrovatisi chiusi in casa, hanno cominciato a fare acquisti online.

Per il futuro Euromonitor prevede che fra il 2020 e il 2025 il tasso di crescita annuo dei beni acquistati via e-commerce salirà del 9,5%. Sempre entro il 2025 poi, l’azienda di ricerche di mercato ha previsto che le vendite online rappresenteranno il 21% della spesa totale al dettaglio.

2. Parola chiave ottimizzazione

L’ottimizzazione è e sarà sempre di più il fulcro dello sviluppo delle vendite retail online. Sono già diversi i mercati che lo scorso anno si sono posizionati in modo da gestire un maggior volume di traffico sull’e-commerce per il prossimo futuro. Secondo l’E-commerce Readiness Model dell’Euromonitor International, infatti, il mercato retail a livello globale potrebbe sostenere più di 77,7 miliardi di dollari di vendite generate dall’e-commerce, senza andare a espandere o modificare la propria infrastruttura.

La crescita è prevista sia in ambiti già noti al mondo online, come l’abbigliamento, che anche a settori meno avvezzi all’e-commerce, come quelli del cibo fresco e delle bevande alcoliche, che si stima abbiano un potenziale di 38,5 miliardi di dollari a livello globale. 

3. Spesa online che passione

La pandemia da Covid-19 ha portato anche un significativo cambiamento nel mondo dello shopping alimentare. A livello globale infatti, lo scorso anno il mercato degli alimentari ha visto un forte incremento nelle vendite online, complici anche le restrizioni e i lockdown a cui sono stati costretti gli abitanti di molti Paesi del mondo. Lo scorso anno l’e-commerce di alimenti e bevande ha visto una crescita del 53%, la più alta rispetto a qualsiasi altra categoria di prodotto.

Sicuramente l’avanzamento del piano vaccinale porterà nuovamente i consumatori all’interno dei negozi di alimentari fisici, ma comunque le vendite online non accenneranno a diminuire, anzi. Secondo l’Euromonitor entro la fine del 2021 il mondo e-commerce di alimenti e bevande vedrà un’espansione dell’8%. In questo scenario i rivenditori di generi alimentari dovranno dare priorità all’efficienza operativa, migliorando i centri di smistamento degli ordini e introducendo la consegna automatizzata.

4. L’America Latina in testa per il retail sugli e-commerce

Per lungo tempo l’America Latina è rimasta tagliata fuori dal mondo del commercio online, per via di diversi fattori sia culturali che strutturali. Con la pandemia da Covid-19 però questa zona del mondo ha visto una crescita esponenziale proprio in questo metodo di vendita: l’America Latina è stato il Paese, secondo l’Euromonitor, con la crescita maggiore rispetto a qualsiasi altra zona del globo, con un aumento del 60% nelle vendite retail tramite e-commerce.

Molti rivenditori hanno utilizzato le piattaforme social, come Facebook, Instagram e WhatsApp per facilitare le interazioni con i consumatori lungo la fase di acquisto, come Walmart, che in Messico ha permesso alle persone di ordinare prodotti via WhatsApp. Questa crescita significativa nella vendita online di beni in questa area del mondo proseguirà anche nel 2021, con un incremento del 16%. La previsione è che sia il Messico a guidare questa espansione, riducendo il divario con il più grande mercato online dell’area, rappresentato dal Brasile. 

5. I cambiamenti per la consegna dell’ultimo miglio

La consegna dell’ultimo miglio ha visto un incremento nei costi a cui si sono affiancate le preoccupazioni per l’ambiente generate dal boom del commercio elettronico. Le strategie di consegna all’ultimo miglio sono state e sono tutt’ora al centro dell’attenzione. 

In questo senso i rivenditori si stanno spostando sempre di più verso nuove logiche, come quella del click-and-collect, per cui viene chiesto ai consumatori di recuperare gli articoli in luoghi specifici. O ancora si fa ricorso alla robotica high-tech, che consegna i prodotti o gli alimenti direttamente a casa del consumatore. 

La digitalizzazione del mondo del retail non è ormai più solo un eco lontano e distante, che è possibile ignorare. Con la pandemia questa esigenza di rivoluzionare le logiche e le tecnologie della vendita al dettaglio sono diventate impellenti e sempre più presenti, e lo saranno sempre di più negli anni a venire.

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