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Digital Marketing: una scelta fondamentale per le aziende. Intervista de “Il Cittadino” a Paolo Ramazzotti

Intervista a Paolo Ramazzotti, Il Cittadino di Monza e Brianza, 6 dicembre 2018, all’interno dell’inserto Top 500+.

Paolo, quali sono secondo lei le principali tendenze del digital marketing per il 2019?

Credo sia difficile stilare una classifica. Tra le priorità direi che è necessaria la creazione di contenuti personalizzati per incanalare utenti con interessi ed esigenze diverse all’interno della fase di vendita.

Il mondo cambia, la generazione dei nativi digitali comincia ad affacciarsi sul mondo del lavoro, diventando un punto di riferimento per il marketing: è importante offrire loro esperienze e contenuti di livello, ad esempio attraverso i video.

Instagram con le sue Stories o Youtube devono essere canali di comunicazione privilegiati.

Importante sarà anche l’attività di SEO (ottimizzazione per i motori di ricerca) coniugata con il Content Marketing, per realizzare contenuti che attraggano maggior- mente gli utenti.

Da considerare l’implementazione dell’indicizzazione rivolta ai siti “mobile friendly” da parte degli algoritmi di Google che costringerà sempre di più gli sviluppatori web a pensare il sito prima nella versione mobile e poi in quella desktop.

E sempre nel campo della SEO ci sarà un’ulteriore evoluzione legata alla voice search: chiedere qualcosa al moto- re di ricerca attraverso lo smartphone o l’assistente virtuale diventerà sempre più un gesto quotidiano da compiersi nel momento in cui sorge la necessità. Le aziende devono sapere co- me, quando e con quali contenuti farsi trovare e dovranno utilizzare nuovi strumenti come i chatbot , Facebook Messenger e le dirette video per stabilire una connessione immediata con gli utenti. Punti fissi saranno anche il Social Media Marketing e le campagne sui Social network, che non possono mancare all’interno di una strategia di Digital Marketing efficace.

Gli utenti sono connessi h24 ai propri dispositivi. Come possono fare le aziende a intercettarli con strategie di marketing efficaci e persuasive?

Le imprese non possono più sottovalutare le potenzialità del digitale sin dalle basi, partendo dal sito web: spesso si assiste a siti lenti da scaricare e poco mobile-friendly. Gestire la mobile experience significa costruire diversi canali di relazione, progettare format di comunicazione più innovativi, intercettare nuove esigenze, immaginare nuove interazioni tra il mondo fisico e il mondo digitale, ragionare responsive per garantire che i messaggi siano sempre leggibili da qualsiasi dispositivo, il tutto analizzando dati e statistiche.

Oggi i brand devono soddisfare tutte le varie azioni che i potenziali consumatori possono fare durante il loro customer journey con i loro smartphone e tablet. Ritengo che l’abilità del marketing stia nell’ingaggiarli sia con puntuali call to action che con le nuove soluzioni come app, i tag NFC o i beacon.

Non solo testi, quindi. Quali contenuti web suggerisce alle aziende di creare per promuovere i prodotti e servizi?

Il piano di comunicazione digitale di un’azienda deve includere la creazione di video, guide in pdf, white paper, infografiche, tutorial da far downloadare previo rilascio dei dati dell’utente per ottenere leads ed aumentare il database dei contatti.

Come è strutturata la vostra offerta commerciale?

L’obbiettivo della nostra consulenza è potenziare il business dei nostri clienti grazie ai canali digitali, guidati da una strategia integrata e da un piano d’azione efficace, spesso affiancati da momenti di formazione e trasmissione delle competenze. Con i tools di web analytics misuriamo il traffico sul sito per testare quali aree o pagine devono essere migliorate per ottenere più visite, contatti, leads, in gergo “conversioni”.
L’attività di posizionamento sui motori di ricerca, che viene svolta partendo da un audit tecnico del sito particolarmente approfondito, è mirata a portare tra le prime pagine dei motori di ricerca i servizi più importanti per il business model del cliente. Noi non facciamo false promesse ma ci basiamo su dati reali e misurabili. Le campagne pubblicitarie vengono create partendo da obiettivi e budget condivisi, perché la nostra consulenza si completa con un’attenta analisi del ROI delle campagne.

Quali obiettivi vi ponete per il 2019?

L’obiettivo principale è quello di ampliare la nostra offerta commerciale con nuove soluzioni di analisi avanzata dei dati, nuove proposte di content marketing e soluzioni efficaci di video e native advertising. Nel frattempo, ci stiamo spostando in un ufficio più grande e stiamo selezionando un altro profilo specializzato nell’attività SEO da inserire nel nostro organico.

Secondo lei, perché un’azienda dovrebbe investire nel digital marketing?

Se si vogliono pianificare al meglio strategie da mettere in campo per incrementare il proprio business l’investimento nel digital marketing è ormai una scelta imprescindibile per qualsiasi impresa, grande o piccola che sia. La dimensione online, sia in termini di fruizione dei contenuti da parte dei potenziali clienti, sia sul piano del monitoraggio dei risultati di una campagna e del suo relativo ritorno sugli in- vestimenti, offre quasi sempre alle aziende spazi di manovra superiori rispetto alle campagne fatte offline o in TV. L’online dà la possibilità di acqui- sire dati misurabili su cui ragionare sull’eventuale successo o insuccesso delle campagne ed eventualmente pianificare nuovi investimenti con maggiore sicurezza.

Cosa la appassiona di più del suo lavoro?

In ogni azienda a cui facciamo consulenza ci sono prodotti di altissimo design, servizi di qualità, imprenditori e manager pieni di ambizione e voglia di fare: è emozionante raccontare le storie dei loro successi attraverso il web, monitorare la resa delle campagne pubblicitarie e vedere che, oltre ad apprezzare i dati forniti, li riconoscono molto utili per pianificare la loro strategia per il futuro.

Mobile-first Indexing: l’ottimizzazione per dispositivi mobili diventa prioritaria per Google

Il Mobile-first Indexing è uno dei più importanti aggiornamenti dell’algoritmo di Google. È entrato in vigore nel luglio 2018 con l’obiettivo di rispondere a un’esigenza che è ormai diventata prioritaria: garantire agli utenti un’esperienza di utilizzo su dispositivi mobili sempre più efficiente. L’utilizzo di smartphone e tablet è sempre maggiore e Google, di conseguenza, cerca di adattare i propri metodi di valutazioni dei siti web in base alle modalità di navigazione su Internet delle persone.

Questo cambiamento influenzerà molto il lavoro delle figure professionali che operano nel campo del web, poiché dovranno abituarsi a un modo di pensare grafiche e contenuti differente. Chi non si adatta alla logica del mobile-first, rischia di subire gli effetti negativi che può causare questo update di Google avvantaggiando così la concorrenza.

Cos’è il Mobile-first Indexing?

Questa implementazione consiste in una nuova metodologia di indicizzazione dei siti e delle pagine web. Google, da ora in poi, durante la fase di crawling darà priorità ai siti ottimizzati per il mobile e alla qualità della loro ottimizzazione.

Anche i siti che non sono stati aggiornati secondo questa logica verranno chiaramente indicizzati e scansionati dal Googlebot, unicamente in base alla loro versione desktop, rischiando però di essere surclassati sulle SERP dai siti concorrenti aggiornati secondo la logica mobile-first.

Il Mobile-first Indexing può essere considerato come un cambiamento rivoluzionario da parte di Google, in quanto non sarà più sufficiente soddisfare tutti i requisiti di ottimizzazione on-page per puntare a migliorare la propria web reputation e il proprio posizionamento.

Sviluppatori, web-designer e web-copywriter durante la realizzazione o la revisione di un sito, dovranno prestare molta attenzione anche agli aspetti che permettano una fruizione rapida ed efficiente dal punto di vista della visualizzazione dei contenuti dallo schermo di un semplice smartphone.

Perché Google ha optato per il Mobile-first Indexing?

L’implementazione del Mobile-first Indexing è una logica conseguenza dell’evoluzione delle abitudini di fruizione dei contenuti web da parte degli utenti.

L’utilizzo dei dispositivi mobili è già elevatissimo e continua ad aumentare. Ciò è confermato dai dati di Audiweb, in base ai quali solo nel mese di luglio 2018 gli utenti italiani che hanno acceduto a Internet tramite smartphone sono stati 28,9 milioni, contro i 12,9 milioni accessi da desktop.

Prendendo in esame delle statistiche di Nielsen (risalenti ad aprile 2017 ma molto significative) si evince che gli utenti italiani hanno trascorso – mediamente – quasi l’80% del loro tempo in Internet su uno smartphone e solo il 20% su un computer.

Nel  grafico sottostante vengono riportati maggiori dettagli riguardo il tempo trascorso sui device mobili e fissi da uomini, donne e differenti fasce d’età. In tutti i casi, la percentuale di tempo riguardante smartphone e tablet supera nettamente quella da computer.

Mobile-first Indexing: grafico che mostra la distribuzione del tempo totale trascorso online dagli utenti del web
www.nielsen.com/it

Anche in base a una visione più globale, i valori non si distaccano di molto da quelli italiani. Una ricerca di Zenith (dati del 2017), infatti, ha calcolato che il 73% del tempo trascorso su Internet da parte degli utenti dei 52 paesi presi in considerazione per l’analisi è stato trascorso su dispositivi mobili.

Google lavora da sempre per fornire ai propri utenti contenuti di qualità e facili da fruire e, in accordo con i dati appena citati, ha comprensibilmente deciso di dare priorità a tutti i portali web capaci di adottare la logica del mobile-first.

Come ottimizzare un sito per il Mobile-first Indexing

Gli accorgimenti da prendere affinché un sito web sia perfettamente ottimizzato per il mobile sono di diversi tipi, alcuni più tecnici e altri legati più alla visualizzazione dei contenuti.  

Uno degli aspetti principali è senz’altro la velocità di caricamento. È infatti risaputo che l’utente medio quando utilizza uno smartphone, in genere non ha il tempo – o la pazienza – di aspettare il caricamento di una pagina: se questa si apre lentamente è facile che la abbandoni. PageSpeed Insights è uno strumento gratuito di Google che, in seguito all’inserimento di un url nell’apposito spazio, permette di capire quale sia la velocità di una pagina web, il suo stato di ottimizzazione e gli elementi sui quali si potrebbe intervenire per aumentare il caricamento.

Per aumentare la velocità di navigazione si suggerisce di non inserire nella versione mobile del sito dei popup che coprano le informazioni principali e animazioni inutili. Questi elementi potrebbero rallentare il caricamento della pagina e dei suoi contenuti, con il rischio di scoraggiare l’utente a rimanervi. Una pagina web “mobile-fiendly” deve quindi essere pulita e priva di elementi superflui.

Anche l’ottimizzazione delle immagini e dei video è fondamentale. L’inserimento del titolo e del tag alt consentono un caricamento più rapido. Per questi elementi è fondamentale anche la loro qualità, il formato e le dimensioni, cle quali non devono risultare troppo pesanti.

Per quanto riguarda gli aspetti meno tecnici, è indispensabile pensare i contenuti in maniera tale che l’utente li possa fruire facilmente. Il font deve essere leggibile e di dimensioni non troppo piccole. Anche l’organizzazione del testo è importante; bisogna fare in modo che esso sia ordinato, suddiviso in paragrafi e, se possibile, anche in elenchi puntati, in quanto aiutano la lettura.

Tutti questi piccoli accorgimenti aiutano l’utente della pagina web nella lettura dei suoi contenuti, di modo tale che resti il più a lungo possibile su di essa senza essere invogliato ad abbandonarla prematuramente.

Come capire se il tuo sito è mobile-friendly

Uno strumento utilissimo a capire se un sito è adeguato ai parametri del Mobile-first Indexing è Google Mobile-FriendlyEsso indica il suo livello di ottimizzazione, mostrando anche la rappresentazione grafica di come viene visto dallo schermo di uno smartphone.

Il primo passo da compiere, tuttavia, è quello di prestare attenzione all’ottimizzazione da mobile di una pagina web nel momento stesso in cui la si costruisce, almeno per quanto riguarda le sue parti grafiche e testuali. Ci sono diversi temi per cms che consentono di valutare quelli che sarebbero gli aspetti della pagina visualizzati da desktop, smartphone e tablet e di apportare eventuali opportune modifiche in corso d’opera.

 

SIC Ticino, Corso di formazione web marketing. In arrivo la seconda edizione

A gennaio 2019, presso il Centro professionale commerciale di Lugano, comincerà la seconda edizione del Corso di Operatore di Progetti Digital & Social Media Marketing, il corso di web marketing organizzato dalla Società degli impiegati del commercio (SIC) del Canton Ticino e curato interamente da Digitools.

Forte del successo della prima edizione, Digitools è stata chiamata nuovamente a organizzare la seconda edizione del prestigioso corso di formazione professionale di web marketing con l’obbiettivo di formare professionisti del settore della comunicazione competenti sia dal punto di vista teorico che pratico.

Esercitazioni pratiche e project work

Le esercitazioni pratiche, in particolare, sono uno dei punti di forza di questo corso di web marketing. La loro organizzazione è infatti ritenuta fondamentale per fornire agli studenti delle capacità operative che permettano loro di inserirsi facilmente nel mondo del lavoro.

Alcune ore del corso saranno pertanto dedicate allo sviluppo di un project work reale e concreto, che riguarderà un’azienda del territorio ticinese.

In particolare, il programma formativo prevede:

  • l’individuazione degli obiettivi di business che si vogliono raggiungere tramite i canali digitali;
  • l’individuazione dei canali digitali più consoni e dei contenuti da veicolare;
  • la pianificazione di un piano editoriale per ciascun canale;
  • la creazione materiale dei contenuti (testuali e creativi);
  • la realizzazione delle campagne pubblicitarie.

Più di 160 ore di formazione

Il corso partirà a gennaio 2019 per terminare a settembre 2019 e conterà di più di 160 ore di formazione, di cui circa un quarto dedicate al project work.

Le prime lezioni saranno volte a fornire nozioni di base sulla comunicazione e sul marketing tradizionale, in quanto propedeutiche ai successivi approfondimenti sul tema principale del corso di web marketing.

Seguiranno poi le core lessons dedicate allo studio approfondito di:

  • Social Media;
  • scrittura di contenuti per il web;
  • SEO;
  • pubblicità sui motori di ricerca e sui Social Network;
  • e-mail marketing;
  • insight e analytics.

Verrà spiegato anche il funzionamento di WordPress, sistema di gestione dei contenuti fondamentale per realizzare e amministrare siti Web e blog.

Infine, un modulo sarà dedicato anche al video making per il Web, in quanto i video sono diventati (e lo saranno sempre più) una tipologia di contenuto diffusissima e imprescindibile in qualsiasi strategia di web marketing.

Premiazione degli studenti alla conclusione della prima edizione del corso
Premiazione degli studenti alla conclusione della prima edizione del corso

I docenti del corso

La squadra dei docenti che terranno le lezioni del corso sarà formata da professionisti del settore con numerosi anni di esperienza alle spalle, di modo che possano trasmettere il loro valore e le loro conoscenze agli studenti.

Il responsabile e coordinatore del corso sarà Paolo Ramazzotti, titolare di Digitools ed esperto di digital marketing e di web analytics.

A chi è rivolto il corso?

Il corso di formazione in web marketing si rivolge a professionisti che desiderano acquisire importanti conoscenze nel campo del marketing digitale e giovani che progettano la propria carriera lavorativa nel settore del digital.

Le iscrizioni per il corso del 2019 sono chiuse. Prossimamente verranno fornite informazioni riguardanti il corso 2019/20.

L’export digitale raggiunge i 9,2 mld di euro, +23% nel 2017

L’Osservatorio Export della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato, in occasione del convegno “Export digitale: a ciascuno il suo canale!”, dei dati molto interessanti relativi all’Export digitale italiano.

Le statistiche parlano di un Export digitale dal valore complessivo di 9,2 miliardi di euro per il 2017, un trend in evidente crescita rispetto all’anno precedente, pari a +23%.

La cifra indicata deve essere distinta tra Export online diretto e indiretto, cerchiamo dunque di capire di cosa si tratta.

 

Export online diretto: di cosa si tratta?

L’Export online diretto corrisponde al commercio che le imprese italiane effettuano tramite e-commerce di proprietà, dunque gestiti autonomamente dal produttore, tramite e-commerce di rivenditori italiani oppure attraverso i grandi marketplace del commercio elettronico che hanno anche una sede italiana, come Amazon ed eBay, o ancora retailer multicanale come LuisaViaRoma o Yoox Net-A-Porter Group.

L’Export online diretto ha fatto registrare, nel 2017, un valore pari a 2,3 miliardi di euro, cifra che corrisponde al 25% del totale.

L’Export online indiretto, ovvero quello più diffuso

Il 75%, dunque la più grossa “fetta” dell’Export digitale italiano, riguarda invece l’Export online indiretto, il cui valore è risultato pari a 6,9 miliardi di euro.

Questo tipo di Export riguarda le vendite di prodotti italiani che si concretizzano in retailer stranieri, ovvero ad esempio nell’ambito di marketplace quali Amazon ed eBay nei loro domini esteri, su Zalando, JD.com, Suning, Tmall, Venteprivee ed altri siti ancora.

Immensi margini di crescita per l’Export italiano

Sebbene, come visto, predomini l’Export online indiretto, non è detto che quello diretto non possa crescere, anzi è proprio questo ciò che si auspica per la floridità dell’economia nazionale.

Attualmente, le aziende italiane che effettuano esportazioni tramite e-commerce sono poco più di un terzo, tuttavia solo il 2% affida le sue vendite esclusivamente a Internet; la percentuale è rilevante, dunque, ma ci sono senza dubbio degli immensi margini di crescita.

Alcuni dati interessanti sulle imprese esportatrici italiane

É molto interessante conoscere quali sono gli ambiti in cui l’Export digitale italiano si rivela più competitivo: al primo posto si colloca il settore Fashion, con una percentuale davvero importante pari al 66%, seguono il Food con il 15% e l’arredamento con il 7%.

Da un’analisi su un campione di 160 aziende esportatrici italiane, sia produttrici che retailer, è emerso che le medesime esportano almeno il 10% del loro fatturato nell’arco di un anno.

Resta elevata la percentuale di imprese che commercia con l’estero attraverso canali tradizionali, pari esattamente al 43%, il 35% opera sia tramite canali online che attraverso canali offline, mentre come accennato in precedenza appena il 2% delle aziende esporta affidandosi esclusivamente all’e-commerce.

Cosa impedisce alle aziende di commerciare online con l’estero?

Vendere attraverso e-commerce all’estero può essere davvero importante per il business di un’azienda e può spalancare degli orizzonti davvero importanti, ma per quale motivo alcune imprese non colgono tale opportunità?

Le ragioni sono differenti: nel 44% dei casi il “freno” è rappresentato da aspetti di natura legale, per il 39% il problema è invece individuabile nella necessità di gestire le strategie di Marketing, per il 34% nella gestione dei canali online, la medesima percentuale individua come ostacolo aspetti di natura logistica, infine il 27% delle imprese non commercia ancora con l’estero perché fatica a individuare dei finanziamenti necessari per ampliare l’attività in questo modo.

Un business potenziale assolutamente enorme

Rinunciare a quest’opportunità, tuttavia, è davvero un peccato: sono moltissime le imprese italiane che, ampliando la loro visione e rivolgendo i loro prodotti anche all’estero, sono riuscite a conseguire dei risultati davvero lusinghieri, decisivi per la crescita dell’azienda o, in alcuni casi, anche per la sua sopravvivenza.

Se siete consapevoli del fatto che l’e-commerce abbia un potenziale di business immenso, soprattutto laddove si vogliano rivolgere i propri prodotti anche all’estero, non esitate a contattarci: vantiamo un’esperienza profonda in questo settore e possiamo fornirvi ben più di un semplice aiuto!

 

Istat: il 63% delle imprese non vuole investire nel digitale

Sono decisamente troppe le imprese italiane del tutto estranee al mondo digitale, e si tratta non a caso di aziende poco competitive e poco innovative, come emerge dall’ultimo rapporto sulla competitività dei vari settori produttivi pubblicato dall’Istat.

 

Ben il 63% delle imprese italiane reputa gli investimenti in tecnologie di comunicazione irrilevanti per il loro business.

In questa categoria rientrano principalmente aziende operanti nel settore della manifattura tradizionale, aziende che offrono servizi ad altre imprese, oppure specializzate in servizi postali, aziende di piccole dimensioni e scarsamente produttive.

Tra le altre categorie di imprese oggetto delle indagini Istat si registra un 2,3% di imprese denominate digitali incompiute, le quali ritengono l’ITC centrale per la loro competitività.

Si tratta nella grande maggioranza dei casi di imprese medio-grandi,  contraddistinte da un elevato livello di digitalizzazione e da un basso capitale umano e fisico, le quali ritengono che l’innovazione sia un asset strategico; queste aziende si occupano prevalentemente di commercio, della riparazione di autoveicoli e di turismo, da intendersi sia come agenzie viaggio che come strutture ricettive.

Il 22% del totale corrisponde alle aziende sensibili vincolate, per le quali l’ITC rappresenta un investimento fondamentale.

A questa categoria corrispondono principalmente aziende dalle dimensioni medio-grandi, con basso capitale umano e fisico e dal livello di digitalizzazione medio, aziende scarsamente redditizie e per le quali la forza lavoro qualificata risulta in diminuzione; queste imprese operano prevalentemente nella metallurgia, nella meccanica, nell’automotive, nella ristorazione e nella produzione di carta.

Il 9,7% del totale corrisponde alle aziende “sensibili“, per le quali l’ITC è ritenuto molto rilevante ai fini della crescita.

Queste imprese hanno soprattutto dimensioni medio-grandi e sono molto redditizie, per quel che riguarda i settori operativi, essi riguardano principalmente la produzione di bevande, di PC e di dispositivi elettronici di vario tipo, oppure si tratta di imprese operanti nel settore trasporti o di studi legali o contabili.

Il restante 3% corrisponde alle imprese digitali compiute, per le quali l’ICT costituisce un asset strategico: si tratta principalmente di imprese di grandi dimensioni e molto redditizie, le quali investono in modo importante nell’innovazione e nel marketing e che hanno un personale molto qualificato; i settori operativi i più frequenti sono le telecomunicazioni, la chimica, la farmaceutica, la consulenza informatica, la produzione di bevande.

Il 67% delle imprese italiane ha dichiarato di aver compiuto degli investimenti nel corso del 2017, e questo è sicuramente un dato incoraggiante; da questo punto di vista hanno peraltro influito in termini positivi alcune novità garantite dal Governo, come ad esempio il cosiddetto superammortamento.

Il fatto che il 63% delle imprese italiane non dimostra alcun interesse nei confronti degli investimenti ITC non può essere trascurato, non essendo certo un dato positivo per la nostra economia.

Questo dato negativo fa riflettere su come molte imprese italiane abbiano un potenziale immenso ma non del tutto sfruttato, probabilmente per via di una mentalità imprenditoriale eccessivamente tradizionale, poco sensibile alle novità e alle nuove opportunità digitali.

Oggi anche le aziende più piccole, se vogliono essere veramente competitive, non possono fare a meno di investire nel digitale anche una minima percentuale del proprio fatturato, importi anche esigui potrebbero realmente fare la differenza.

E tu cosa ne pensi? Come sono gli investimenti della tua azienda nel digital? La tua azienda sta sfruttando a pieno il potenziale del web, della comunicazione e della tecnologia?

Contattaci, siamo pronti a mettere a tua disposizione la nostra esperienza!

 

Nuove tipologie di turismo digitale, le aziende del settore le sapranno intercettare?

Secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano presentati a Ottobre 2017 il mercato degli acquisti digitali per turismo e viaggi in Italia ha raggiunto cifre notevoli, toccando 11,2 miliardi di €, pari al 20% del mercato viaggi complessivo.

Gli acquisti di turismo e viaggi hanno registrato un incremento del 9% nel 2017, mentre la crescita nel 2016 era dell’8%.

Dividendo la spesa online in ambito Turismo nei tre prodotti oggetto di indagine, ossia Strutture ricettive, Trasporti e Pacchetti viaggio, le percentuali si avvicinano molto ai dati del 2016: il mondo dei Trasporti copre il 73% del mercato, seguito dalle Strutture ricettive con il 15% e dai Pacchetti viaggio con il 12%.

All’interno dei Trasporti il  78% è costituito da quello aereo, il 19% da quello su treno, residuale il resto, ma si iniziano a vedere i risultati dei forti investimenti da parte degli operatori delle Ferrovie.

Rimane costante l’incidenza del transato derivante dai canali indiretti sul totale del turismo digitale: la quota di mercato Online Travel Agency e dei vari siti aggregatori è pari al 24% (in crescita del 16% in valore assoluto rispetto al 2016).

L’incidenza degli acquisti da smartphone sulla spesa digitale in ambito Turismo supera il 13% e si attesta intorno ai 1.500 milioni (+50% sul 2016), mentre rimane ancora limitato l’apporto dei Tablet.

La crescita è strettamente correlata ad un incremento dei volumi di accesso ai servizi web e alle notevoli migliorie che gli operatori del turismo digitale hanno migliorato sui propri portali per ottimizzare la customer experience.

I dati presentati dall’Osservatorio hanno evidenziato che in realtà non esiste un unico format di turista digitale, semmai macro-classi di viaggiatori che utilizzano internet con scopi diversi:

– i “voraci digitali”, pari al 42% che usano internet prevalentemente per il marketplace, dove vige il cross-buying per la stimolazione della logica che l’acquisto di un prodotto traini quello di altri;

– i “selettivi digitali”, pari al 58% che invece prenotano last minute ma sfruttano la rete principalmente per fare ricerche e condividere di più;

La caratteristica ricorrente tra le due macroclassi è che il turista digitale non ha un comportamento omogeneo e prevedibile, agisce come se facesse uno “zapping” simile a quello televisivo, passa da un canale all’altro con frequenza, utilizzando fino a 3 differenti strumenti (online e offline) in fase di ispirazione e 4 per la ricerca nei casi più estremi.

E le Agenzie e le strutture ricettive sono sufficientemente “digital”?

Pare proprio di sì, infatti il tasso di adozione degli strumenti digitali è ormai elevato sia per quanto riguarda le attività di promozione (89%) che di prenotazione (85% è presente sulle OTA e il 57% ha sistema di prenotazione online avanzato sul proprio sito).

Riescono a governare efficacemente i vari canali di comunicazione?

Le strutture che riescono ad avere una percentuale maggiore di prenotazioni dirette sono quelle che puntano su una relazione stabile con il cliente e usano strumenti promozionali come email marketing (le prenotazioni dirette costituiscono il 48% rispetto al 41% di chi non ne fa uso).

Qual’è l’attività più prenotata dai turisti digitali?

La ristorazione, con ben il 28%, anche se nelle aziende del settore si registra una scarsa adozione di un sistema CRM e solo un 3% delle prenotazioni arriva da app specifiche o da portali.

E le Agenzie di viaggio hanno capito la necessità di trasformarsi?

Anche in questo caso si può dire di si, infatti l’88% delle Agenzie ha introdotto almeno un’innovazione negli ultimi due anni ed è consapevole che  il loro vantaggio competitivo deriverà sempre più dalla creazione di un rapporto di fiducia tra agente e viaggiatore (per il 42% delle Agenzie, +6 punti percentuali rispetto al 2016), dalla capacità di fornire supporto nell’organizzazione di viaggi complessi (50%) e di fornire assistenza in tutte le fasi del viaggio (47%).

In un momento di trasformazione come questo risulta pertanto necessario per le agenzie aggiornarsi con gli strumenti digitali per la promozione dei viaggi e del customer care.

Processi, strategie, assistenza e organizzazione aziendale sono totalmente incentrati sul cliente e sull’esperienza che lo stesso vive nell’ambiente digitale per la scelta del prodotto o del servizio turistico.

Offrire un’esperienza di viaggio personalizzata significa per un’azienda creare un legame di fiducia con i suoi clienti e prospect, per garantire un supporto costante, competente e adeguato alle loro richieste.

Si tratta di seguire gli utenti durante tutte le fasi del loro Digital Travel Journey:

  • ispirazione
  • ricerca
  • prenotazione
  • effettuazione del viaggio
  • racconto dell’esperienza e condivisione

Gli utenti cercano, sfogliano, valutano le offerte e le promozioni, comparano i prezzi, effettuano un virtual tour, prenotano, viaggiano e dopo raccontano l’esperienza ai propri amici e la condividono sui canali sociali.

Diviene fondamentale per le aziende del settore intercettare a breve termine i nuovi flussi turistici digitali legati al business travel, evitando di doverli poi rincorrere con offerte inadeguate e poco competitive e soprattutto prendere coscienza del nuovo comportamento del “turista digitale”, cercando di presidiare in maniera efficace tutti i canali di comunicazione sul web.

 

Acquisto auto, test-drive, car sharing: tutto passa dal digital

In Italia i brand del settore automotive e dei trasporti non possono prescindere dal digital per entrare in contatto con i propri utenti, sia nella fase in cui si apprestano all’acquisto di una nuova auto sia nel momento in cui  cercano nuove soluzioni per muoversi in città o in periferia.

Nel novembre 2017 Nielsen ha presentato a tal riguardo delle statistiche molto interessanti riguardo al mondo delle auto e dei trasporti che hanno evidenziato come essi siano sempre più correlati al mondo della tecnologia e di internet, tanto che l’attività di digital marketing per automotive diviene ormai imprescindibile.

Mobilità alternativa: le opportunità di trasporto di ultima generazione

Parallelamente al trasporto pubblico oggi si stanno sviluppando numerose forme di mobilità alternativa , sempre più dipendenti dal digital e dalle applicazioni in particolare.

Gli esempi sono diversi si parte dal  car sharing, ovvero la possibilità di noleggiare delle vetture per periodi di tempo molto brevi, necessari per dei semplici spostamenti urbani, fino al car pooling, che consente di poter effettuare dei viaggi condividendo la medesima auto, riconoscendo al proprietario del mezzo un contributo economico per il carburante.

Nielsen mette in evidenza che nel mese di settembre 2017 gli italiani che hanno utilizzato un’applicazione per i loro spostamenti sono stati 2,4 milioni, con un trend del +20% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Trasporto pubblico tradizionale e web

Anche il trasporto pubblico non si lascia sfuggire le opportunità offerte dalla tecnologia: le statistiche Nielsen, sempre in riferimento al mese di settembre 2017, parlano di 1,2 milioni di utenti che acquistano biglietti online e calcolano i loro percorsi collegandosi a internet.

Rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente l’incremento è davvero impressionante, cioè pari a +40%.

Il ruolo del digital nella scelta dell’auto da acquistare

Nel settembre 2017 sono risultati essere ben 11 milioni gli italiani che hanno visitato un sito web di informazione specializzata o un sito web di un produttore, con l’obbiettivo di cercare aiuto per l’acquisto o il cambio dell’automobile.

In questo caso il trend rispetto all’anno precedente è risultato pari al +1%: una crescita meno evidente, solo perché tali abitudini erano già ampiamente diffuse.

Gli utenti che hanno visitato siti web di case produttrici sono risultati 6,4 milioni, è interessante sottolineare che oltre un quinto dei medesimi ha con l’occasione prenotato un test drive o utilizzato il “car configurator” all’interno del sito web.

 

Sempre più case produttrici offrono la possibilità di effettuare un test drive per il lancio di un nuovo modello, in questo caso gestire la strategia digital per automotive per promuovere la prenotazione online diviene un’attività imprescindibile per il marketing del brand.

Gli strumenti di configurazione sono tra le  soluzioni web più utilizzate, grazie alle quali l’utente riesce a personalizzare il proprio veicolo sulla base delle proprie esigenze, sia dal punto di vista estetico che tecnico, per poi ottenere un preventivo dettagliato: e qui il digital e lo sviluppo web la fanno ovviamente da padrone.

Coloro c che richiedono la prova gratuita dell’auto e che utilizzano i configuratori sono principalmente uomini di età compresa tra i 25 e i 49 anni, di livello medio-alto, soprattutto dirigenti e quadri, persone che vivono in nuclei famigliari con elevato reddito (più di 72 mila € annui).

Secondo i dati Nielsen, risultano ancora pochi, (200.000 utenti nel mese di rilevazione), coloro che hanno installato una app legata alla gestione dei servizi della propria auto, come ad esempio il programma di manutenzione e la gestione delle dotazioni tecniche e multimediali.

Consulenza web @Datev Koinos Srl

Datev Koinos S.r.l., azienda che realizza e distribuisce una Suite di applicazioni per i commercialisti e gestisce la piattaforma ”Concerto” per la formazione a distanza, ha scelto di avvalersi della nostra consulenza web.

Partendo dall’ottimizzazione delle landing page in accordo con la keyword strategy condivisa con il cliente, l’attenzione di Digitools si è focalizzata sul miglioramento della strategia digitale dell’azienda e sul fornire consigli utili per migliorare il ROI delle campagne.

Il monitoraggio costante dei dati diviene un elemento indispensabile per condividere con lo staff del marketing i risultati delle azioni intraprese e per prendere decisioni su come modificare e ottimizzare le campagne in accordo con gli obbiettivi di business.

Ecco perchè la consulenza di Digitools non può prescindere da un’attenta analisi dei numeri in quanto il mercato in continua evoluzione richiede spesso dei cambiamenti di rotta anche repentini.

Inbound Marketing: rivoluzioniamo il tuo modo di fare comunicazione

Vuoi aumentare le vendite ma allo stesso tempo vuoi limitare le spese da sostenere per la pubblicità? Ti piacerebbe smettere di acquistare spazi pubblicitari o elenchi di indirizzi cui mandare raffiche di mail senza sapere se si tramuteranno in affari? Hai bisogno di trovare nuovi clienti?
Bene. Fermati e non fare assolutamente nulla. Da oggi in poi saranno i clienti a venire a cercarti. E le tue spese per le attività di marketing si ridurranno. Come?
Grazie all’Inbound Marketing: un insieme di strategie e tattiche per catturare i tuoi utenti e trasformarli in clienti.

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Rivaluta il tuo brand: ecco i 5 passi che puoi fare con noi

Come creare il proprio brand su internet? E, soprattutto, come farlo in modo efficace?
Prima di rispondere a queste domande facciamo una piccola riflessione sul concetto stesso di “brand”. Sebbene la sua traduzione corrisponda alla parola “marca”, non si può ridurre soltanto a questo. Non identifica semplicemente il logo, o il nome, di un’azienda. Certo, il logo resta imprescindibile, ma non è esclusivo.

Robert Brunner, fondatore dello studio Ammunition ed ex direttore del design industriale di Apple, sostiene come il brand sia “ciò che risuona nella gente”, ciò che le persone “sentono” verso la vostra immagine.

È così che, da un semplice nome, si passa ad un nome che racconta una storia. O meglio che racconta quello che della vostra attività volete trasmettere al pubblico. Limitarsi ad avere semplicemente un logo è un errore fatto da molti imprenditori. Cosa si può fare in più?

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Perchè è importante curare la propria reputazione online

La reputazione online è ciò che le persone pensano di te, dei tuoi servizi o dei tuoi prodotti sul web.

Ciò che le persone pensano non rimane come un tempo oggetto di conversazione tra pochi amici e conoscenti, le opinioni sul tuo marchio, nell’era del “Mi Piace”, del “Lascia un commento” e del “Recensisci per primo”, diventa lettera scritta, resa visibile a migliaia di utenti. Ovvero ai tuoi potenziali nuovi clienti.

Social Network, siti che raccolgono opinioni e recensioni, forum, community, blog: hai mai pensato a quante sono le pagine di internet in cui la tua azienda può essere oggetto di conversazione e scambio di pareri?

Conosci tutti – ma proprio tutti – i siti e i social in cui le persone potrebbero aver espresso un’opinione sul tuo marchio? Hai mai provato a verificare cosa la rete pensa (e scrive) di te?

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